strage di aulettatarga commemorativa della Strage di Auletta
Auletta Stemma

Oggi, 30 luglio, è l’anniversario di una delle tante stragi fatte dai militari italiani negli ex territori del Regno delle Due Sicilie. Oggi si ricorda la strage di Auletta (Salerno) avvenuta il 30 luglio 1861, ovvero tre mesi e mezzo dopo il famigerato 17 marzo 1861, data della proclamazione del Regno d’Italia; pertanto, i soldati non erano più “piemontesi” ma “fratelli d’Italia” a tutti gli effetti.

Cosa accadde?  Un piccolo gruppo di lealisti borbonici entrarono ad Auletta il 28 luglio 1861 dove cercarono rifugio presso la popolazione. Si racconta che l’arrivo dei lealisti scatenò l’euforia del popolo che dette alle fiamme i ritratti di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi. Il tricolore fu sostituito dalla bandiera del Regno delle Due Sicilie. Il parroco Giuseppe Pucciarelli intonò un “Te Deum” dalla chiesa di San Nicola di Mira in onore dei reali napoletani. Le campane suonarono per richiamare il popolo alla rivolta.

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I pochi liberali presenti nel paese fuggirono a Pertosa dove chiesero l’intervento dei Reali Carabinieri e della Guardia Nazionale Italiana. Questi provarono ad entrare ad Auletta con poche decine di soldati, ma furono respinti dai cittadini in armi.

La strage

Le autorità occupanti italiane allora decisero di inviare un intero contingente dei Bersaglieri assieme ad una squadra della Legione ungherese, che, nella mattina del 30 luglio 1861, misero in fuga i lealisti armati e riconquistarono la cittadina.  I bersaglieri, non trovando i ribelli armati, applicarono, come fecero i nazisti 82 anni più tardi in altre cittadine della Campania, la dura pratica della rappresaglia contro la popolazione civile inerme, massacrando 45 fra donne, anziani e bambini (alcune fonti parlano di 130 vittime).  Il parroco Pucciarelli fu obbligato ad inginocchiarsi davanti alla bandiera tricolore degli aggressori italiani prima di essere ucciso da un sergente. La strage fu dimenticata per tanti anni e oggi non è nemmeno menzionata nella pagina ufficiale del Comune.

A quando le scuse dei vertici militari?

Sono tanti i meridionali che compongono il Corpo dei bersaglieri e l’Arma dei carabinieri di oggi.  Sono tantissimi i nostri compatrioti meridionali, bersaglieri e carabinieri, che si sono coperti di valore sia per motivi civili sia per quelli militari.  I nostri compatrioti nelle Forze armate italiane sono davvero un esempio di civiltà e di valore. Sarebbe ora che i vertici delle Forze armate italiane inviassero un messaggio di rammarico, una richiesta di perdono per i crimini commessi dai bersaglieri e dai carabinieri di allora contro le popolazioni meridionali durante il periodo del cosiddetto risorgimento.

Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861

 

Per saperne di più consulta anche :

“Estate 1861, il massacro dei «briganti» – Ad Auletta 45 morti nella rappresaglia all'insurrezione popolare, 200 gli arrestati dalle truppe sabaude” – Raffaele Avallone – 07 marzo 2011 – Corriere del Mezzogiorno