Basta Gomorra

Negli ultimi giorni diverse personalità della cultura e della società civile hanno espresso il loro parere negativo sulla serie televisiva “Gomorra”.  Alcuni commenti sono critici nei confronti della caratterizzazione della città. Altri lamentano la creazione di eroi negativi nell’immaginario collettivo.  Altri ancora vedono nel successo di “Gomorra” il fallimento dello Stato Italiano a Napoli e in tutto il Sud.  Abbiamo raccolto alcune opinioni espresse su Facebook.

Gomorra: se lo Stato facesse la lotta alla camorra…

<<Gomorra è un fenomeno di costume e i ragazzini ci scherzano su. Se domani Gomorra dovesse chiudere se la dimenticherebbero in meno di un mese. Quel che non va è proprio la considerazione della camorra da parte di media e opinione pubblica. È ridimensionata ancora a folclore, sebbene non più allo stesso modo dei contrabbandieri dagli scafi blu, le sceneggiate di Pino Mauro, eccetera. Se lo Stato facesse la lotta alla camorra, Gomorra andrebbe in onda ma nessuno la guarderebbe.>> – Ciro Esposito, 5 dicembre 2017, Facebook

Gomorra: Saviano trema

<<Si allunga la lista dei procuratori antimafia contro gli effetti negativi di “Gomorra” di Saviano. Dopo Cantone e Lepore si aggiungono Borrelli della Dda di Napoli, Greco di mani pulite e perfino Cafiero de Raho, che fino a pochi anni fa appoggiava Saviano. È ormai evidente ai più che il fenomeno Gomorra, passato l’effetto denuncia, resta solo un’operazione a scopo di lucro che lede l’immagine di Napoli, marchiata a fuoco nel mondo. Città assurta come emblema del male assoluto, su cui chiunque, per alleggerire le proprie colpe, si erge a giudice, trovando del tutto naturale farlo, così come da copione: colonizzatore- colonizzato. Mi viene un dubbio: saremo diventati tutti camorristi? Di sicuro lo saremo per i savianisti e per coloro che temono possa rompersi il gioco: dovessero accorgersi di avere una trave, anziché una pagliuzza, nell’occhio? Su chi sposteranno le proprie colpe? E, soprattutto, in che modo si procurerà da vivere Saviano? Ho idea che stia già cominciando a tremare.>>  Annamaria Pisapia, 5 dicembre 2017, sul suo profilo Facebook.

“Stese” in aumento: forse solo una coincidenza con le nuove puntate di Gomorra

<<A tenere il conto delle ‘stese’ è stato Gigi Di Fiore in un dettagliato articolo su ‘Il Mattino’ i numeri, tra denunce e segnalazioni, infatti, parlano chiaro: 52 ‘stese’ dal 2016 a oggi. Numeri e azioni, che danno il quadro delle aree calde nei fermenti criminali cittadini. Cinque zone, soprattutto: Rione Traiano (dodici «stese»), Sanità (undici), San Giovanni a Teduccio-Barra-Ponticelli (dodici), Quartieri spagnoli (nove), Forcella e centro storico (nove).

Una situazione allarmante che mette a repentaglio la vita della gente. Certo – come già scritto in passato – è forse solo una coincidenza che questi fatti gravissimi hanno trovato un incremento con la messa in onda delle nuove puntate di ‘Gomorra’ La serie giunta al suo terzo anno.

E c’è da riflette se una persona dello spessore del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri arriva al punto di affermare: “Serie tv sulle mafie? Preoccupiamoci dell’effetto sulla collettività. Ragazzi imitano i personaggi. Se davanti alle scuole vediamo dei ragazzi che si muovono, si vestono e usano le stesse espressioni degli attori e dei personaggi di questi film che trasmettono violenza su violenza, mi pare che il messaggio non sia positivo”.>>

–Arnaldo Capezzuto, 5 dicembre 2017, estratto da un suo articolo pubblicato su il24Cronaca.it

La camorra è fatta soprattutto di violenza

«Gomorra? non vedo nessuna di queste serie. Ma credo che evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un’associazione come tante altre non corrisponda a quello che è realmente la camorra, che è fatta soprattutto di violenza».  (Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia – Intervista oggi a Lucia Annunziata nella trasmissione «1/2 h in più» su Rai 3)

Un commento rilanciato dall’inviato speciale de “Il Mattino”, Gigi Di Fiore, sul suo profilo Facebook, 3 dicembre 2017

Gomorra e l’assuefazione alla violenza

Il romanzo “Gomorra” ha diffuso il “savianesimo” che si è trasformato in fiction, quella massificazione romanzata della narrazione malavitosa camorristica in cui il racconto, lungi dall’essere documento di denuncia e invito a ripristinare la legalità, strizza l’occhio ammiccante  ai protagonisti sanguinari di uno stato parallelo che ammazza, traffica e lucra sul sangue della gente, sovvenziona gli affari illeciti, va a braccetto con la zona grigia della politica, portando lauti guadagni anche nelle tasche di chi li eleva al ruolo di “eroi”.

C’è il rischio barbaro che, nella quotidianità, la percezione collettiva di episodi cruenti come assassinii e sparatorie, possa richiamare alla mente gli episodi visti in tv, generando un fenomeno pericoloso di distrazione e scollamento dalla cruda realtà? Nelle ultime vicende di cronaca nera accadute in città, ad esempio, chi si è soffermato a leggere e ha cercato di capire ciò che stava accadendo? Lo si è dato per scontato. Un altro morto ammazzato, spallucce e via, agli ultimi gossip sui vip.

L’assuefazione è un fenomeno pericoloso e fuorviante, distrae, addormenta mente e coscienze, rende l’eccezione regola. Tutto a ciò a cui assistiamo si riduce a show, spettacolo e fa perdere l’orientamento.

Monica Capezzuto  — 19 novembre 2017, Identità Insorgenti

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Di Meridem