New York City's ‘Little Italy’. Mulberry Street, Lower East Side, circa 1900 - Credit: Library of Congress
Memoria storica

Studiare la storia serve anche per convalidare o rigettare quanto viene tramandato attraverso la memoria storica.  Da napoletano-americano, cresciuto nel rispetto della bandiera americana, non ho mai trovato alcun ostacolo da parte dei miei professori nell’approfondire i crimini commessi dagli USA.  Abbiamo massacrato gli indiani, abbiamo portato schiavi dall’Africa nel nuovo mondo, abbiamo gettato due bombe atomiche sui civili in Giappone, a guerra quasi finita.

memoria storica - allende
Salvador Allende durante il golpe militare dell’11 settembre 1973

E così anche dopo aver finito gli studi: ho letto del nostro appoggio ai fascisti cileni che hanno assassinato Salvador Allende.  Ho letto dei massacri in Vietnam e, più recentemente, ho pianto per le torture di Abu Grahid in Iraq. Per gli avvenimenti del passato, le informazioni arrivano attraverso le università e, per quelli attuali, attraverso la stampa. Spesso arrivano da entrambi.  La ricerca della verità negli USA è molto seria ed è allergica alle influenze politiche, sia per le cose del passato, sia per quelle correnti. E quando la politica “sporca” la verità, il mondo accademico reagisce, come sta facendo ora contro la manipolazione della verità, storica e non, da parte del presidente Donald Trump.

Non capisco le reazioni di alcuni accademici contro la proposta del Movimento 5 Stelle di istituire una giornata per la memoria delle vittime meridionali dell’Unità. Sono accademici del Sud, non del Nord.  Perché accanirsi tanto su una questione di memoria storica? La risposta l’ho trovata in due articoli pubblicati oggi su “Il Mattino” e nella versione pugliese del “Corriere del Mezzogiorno”.  Il primo a firma di Gigi Di Fiore e il secondo di Pino Aprile (seguire i due link per leggere gli articoli).

memoria storica - titolo articolo di gigi di fiore 12 agosto 2017 il mattino
Il titolo dell’articolo di Gigi Di Fiore pubblicato a pagina 16 de “Il Mattino” del 12 agosto 2017
La storia che giustifica associazioni e finanziamenti

Gigi Di Fiore, storico inviato speciale de “Il Mattino” e autore di numerosi libri sul periodo risorgimentale, invita l’università ad aprirsi: “Se l’università si apre all’esterno, senza rinchiudersi in se stessa, non potrà che trarne beneficio. Ma se permangono chiusure di privilegi a difesa di una lettura univoca della storia, che giustifica associazioni e finanziamenti, non si arriverà mai a una storia condivisa e ad un allargamento della conoscenza di come diventammo tutti cittadini di una sola Nazione. Perciò, nella sua provocazione, la giornata della memoria non può che essere proposta di confronto allargato.”

Condivido in pieno l’invito di Gigi Di Fiore: “Ecco, discutiamo su questi temi, ma allarghiamo la discussione a non specialistici convegni, se vogliamo ritrovare le ragioni ideali dello stare tutti assieme, in ogni latitudine geografica, in questo Paese. E, se la proposta del M5S ha fatto da sprone a questo dibattito (seppure tra banali semplificazioni e sciocchezze), avviato da quasi un mese, probabilmente un suo obiettivo lo ha raggiunto.”

memoria storica - pino aprile corriere del mezzogiorno - puglia
Il titolo dell’articolo di Pino Aprile pubblicato a pagina 8 dell’edizione pugliese del “Corriere del Mezzogiorno” del 12 agosto 2017
Idea padronale della storia

Pino Aprile, il giornalista che ha magistralmente rilanciato il tema della rivisitazione storica del Risorgimento con il best seller “Terroni”, è molto pungente nella sua disamina:

“Si pretende di escludere «ingerenze» non accademiche nel Giorno della Memoria, accampando «saperi e competenze». Che vanno riconosciuti, ma non generalizzati. Prendi le stragi di Pontelandolfo, Casalduni, Bronte e tante altre. Se sapevano e non ce l’hanno detto, ma saranno competenti, ma pure reticenti. Se non sapevano, le competenze sono millantate (ricordo un noto docente, che ai suoi colleghi disse: «Sto nell’università da 40 anni e per sapere di Pontelandolfo e Casalduni dovevo leggere Terroni?»). A chi, titolato, stesse per offendersi, ricordo che è stato il presidente della Repubblica a parlare di massacro relegato ai margini dei libri di storia (scritti da…?).”

“Dopo 156 anni di reticenza, fa paura un Giorno della Memoria, che potrebbe «dividere il Paese». Detto da chi tacque su «20 milioni di fucili» leghisti e tace sul referendum lombardo-veneto.”

“Un’idea molto padronale della storia (vizietto di autoeletti che vogliono far «la rivoluzione senza il popolo e contro il popolo»). Si rassegnino i mille: gli altri esistono e hanno volontà e intelligenza.”

Nostra memoria: Italia come la Turchia con gli Armeni e i curdi?

Tutti le popolazioni hanno le loro giornate della memoria per ricordare chi è stato ucciso o per piangere una patria perduta.  Non farò la lista qui perché ce ne sono già tante in rete. È incredibile, tuttavia, che un paese maturo e democratico come l’Italia non voglia fare i conti con il suo passato.

In Italia non ci sono rischi di secessioni sudiste (quella nordista si è dimostrata una bufala), o di restaurazioni borboniche.  I Borbone hanno un eccellente rapporto con la Repubblica Italiana anche attraverso l’Ordine Costantiniano, riconosciuto dallo Stato. Sono tanti i militari italiani che si fregiano del nastrino dell’Ordine, portato in modo ufficiale sull’uniforme.  Vorrei invece ricordare che si rischia di finire come la Turchia, che non riconosce né il genocidio del popolo armeno,la nazione curda.  In Turchia è vietato parlare dell’uno e dell’altro. Questo è forse quello che vorrebbero gli accademici del Sud che si stanno agitando tanto contro la giornata della memoria?

MEMORIA STORICA ED EMIGRAZIONE
nostra memoria all'estero - la brigantessa Michelina De Cesare
Un poster della brigantessa Michelina De Cesare in un bar a Filadelfia. Foto pubblicata da “Il Mattino”, pagina 17, del 12 agosto 2017.

Le comunità degli immigranti che vivono la realtà del paese d’adozione conoscono bene questo processo. Da napoletano-americano mi sono sempre chiesto perché sono nato in America, nella grande Mela, a New York, e non a Napoli o in Calabria. Senza memoria storica una comunità perde la sua identità.

Da napoletano-americano, la mia ricerca continuerà per capire perché sono nato negli USA e non a Napoli o in Calabria.  I miei antenati, partiti fra il 1890 e il 1905, probabilmente dovettero scegliere anche loro fra “emigranti o briganti”. Scelsero di andare via. E questo i signori accademici non potranno negarlo. Né nel caso dei miei antenati, né per i  milioni di napoletani e siciliani nati nella diaspora.

–articolo di Tony Quattrone

La foto in evidenza: New York City’s ‘Little Italy’. Mulberry Street, Lower East Side, circa 1900 – fonte Library of Congress

L’articolo di Gigi Di Fiore:

memoria storica - Gigi Di Fiore pag 16 Il Mattino 12 agosto 2017
Gigi Di Fiore –“Il Mattino” — pagina 16 — 12 agosto 2017

 

memoria storica -Gigi Di Fiore pag 17 Il Mattino 12 agosto 2017
Gigi Di Fiore -“Il Mattino” — pagina 17 –12 agosto 2017

 

L’articolo di Pino Aprile

memoria storica - 20170812 Pino Aprile Corr del Mezz Puglia pag 1
Pino Aprile — Corriere del Mezzogiorno — Edizione Puglia — pagina 1 — 12 agosto 2017

memoria storica - 20170812 Pino Aprile Corr d Mezz ed Puglia p.8